Tetris

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Quando il 6 giugno 1984 Alexey Pazhitnov, un giovane ricercatore russo dell’Accademia di Mosca inventò un giochino a blocchi nessuno avrebbe potuto sospettare che due anni dopo sarebbe diventato un successo mondiale. E invece il gioco, basato sulla teoria geometrica dei tetramini, figure piane o solide regolari, appassionò milioni di persone in tutto il mondo. E a 30 anni e passa di distanza non è affatto invecchiato, viste le versioni che spopolano online. 

COSA SONO?
I tetramini sono poligoni che si possono ottenere disponendo quattro quadrati in modo che due quadrati confinanti abbiamo sempre un intero lato in comune. Se ne possono costruire soltanto 5, ma nel gioco ve ne sono 7: poiché nel gioco è ammessa solo la rotazione dei pezzi e non ilribaltamento, alla ‘L’ e alla ‘Z’, vengono aggiunti i loro simmetrici (verticale o orizzontale).

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Il gioco ebbe un tale successo da creare una specie di patologia – chiamata appunto effetto tetris – classificabile come allucinazione: chi gioca per lunghi periodi di tempo a questo gioco può essere portato a ragionare involontariamente sui modi di “impilare” oggetti del mondo reale, come le confezioni che vede sugli scaffali di un supermercato o gli edifici di un quartiere. Inoltre, può capitargli di vedere oggetti geometrici in movimento ai limiti del proprio campo visivo o quando chiude gli occhi.

E a voi è mai successo? Se siete appassionati di Tetris probabilmente si ma…

..abbiamo una brutta notizia per voi: per quanto abili e capaci di punteggi astronomici, non riuscirete mai a battere il gioco creato 31 anni fa da Aleksey Pazhitinov. Ci sarà infatti sempre un ultimo pezzo, un tetramino, che non riuscirete ad incastrare.

La spiegazione è puramente matematica: lo spazio di gioco è largo 10 quadratini, mentre i 7 pezzi che cadono in sequenza, se perfettamente incastrati, occupano al massimo una larghezza di 8. Ci sarà quindi sempre uno spazio di almeno due quadratini di larghezza fuori dal vostro controllo. E quello sarà l’inizio della vostra fine.

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Il Tetris è oggetto di studio da parte dei matematici fin dalla sua comparsa: le prime teorie sull’impossibilità di batterlo risalgono già al 1996.

Secondo Jamin Warrem, fondatore di Kill Screen e tra i massimi esperti di videogiochi e cultura digitale, il segreto del Tetris risiede in gran parte nella sequenza con la quale vengono lasciati cadere i tetramini. Una serie sfortunata di pezzi S e Z può mettere in crisi anche il più abile dei giocatori.

Ma secondo Warren se anche si giocasse solamente con gli altri 5 tetramini, dopo 70.000 mosse si verrebbe comunque battuti dal computer.

Giocare a Tetris rimane in ogni caso un ottimo allenamento per il cervello: i pezzi che cadono sempre più velocemente costringono il giocatore a calcoli molto complessi in tempi sempre più risicati. E per quanto sia impossibile battere il gioco, ottenere un buon punteggio significa avere un’ottima capacità di risoluzione dei problemi.

Appurato quindi ch Tetris è un gioco imbattibile. Oltre all’immensa e ben nota popolarità di cui gode oggi scopriamo anche che la creazione di Alekseï Pajitnov ha anche numerose altre proprietà, tra le quali quella – pare – di placare la fame.

Pubblicato su Appetite, questo nuovo studio ha seguito due gruppi di partecipanti alla sperimentazione. Uno giocava a tetris mentre l’altro aspettava pazientemente, e a tempo indefinito, che un programma finisse di caricarsi. Qualche – lungo – minuti più tardi quando è stato chiesto loro se avessero fame, i giocatori di Tetris avevano decisamente meno fame, per la precisione il 24% in meno.

Secondo Skorka-Brown e i suoi colleghi, la ragione principale di ciò è che Tetris è un gioco molto visuale e veloce che richiede una grande attenzione per le forme e il loro posizionamento ed è quindi molto efficace nel distrarre il giocatore dal suo desiderio di mangiare. “La prossima volta che fate una partita di Tetris, cercate di visualizzare il viso di un amico” – suggerisce – e vi renderete conto che non è così semplice a meno di non mandare a rotoli la vostra partita.

Ecco quindi una bella scusa per tirare di nuovo fuori dall’armadio il vostro vecchio Game Boy o scaricare il gioco sul vostro smartphone.

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Emanuele Sciuto

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